L’augurio che facciamo a tutti i giovani che sono stati avviati al servizio il 7 gennaio 2014 e hanno concluso il 6 gennaio 2015 questa esperienza nelle cooperative sociali:
“Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre ma nell’avere nuovi occhi” (François Voltaire)
Stefano, Francesca, Claudia, Alessia, Martina, Cristina, Sofia, Martina, Cassandra, Gloria, Michela, Marina, Eleonora, Elisa, Eleonora, Giovanna, Miriam, Giorgia, Massimo, Lorenzo, Marco.
“SolidalMente”
Dinanzi alle possibili difficoltà della vita non tutti reagiamo allo stesso modo. Infatti, esse ci richiedono uno sforzo di riadattamento alla nuova situazione che può riportarci in una situazione di benessere o in caso negativo, a condizione di disagio. Pur essendo tutti esposti alla sofferenza, solo alcune persone sviluppano un disturbo mentale. In queste persone un’intensa sofferenza psichica protratta nel tempo, va ad incidere su tutti gli aspetti del vivere, favorendo l’insorgenza di molteplici altre problematiche quali mancanza di lavoro, di relazioni significative, dipendenze, sofferenza legata alla malattia stessa. Le persone affette da disturbi psicologici vengono trascurate e discriminate molto più spesso di quanto si pensi: in moltissimi casi evitano di chiedere aiuto, rinunciando alle visite e alle terapie più opportune, solo per paura di una reazione negativa da parte della comunità. Altre persone invece dopo un percorso di cura e riabilitazione non riescono a recuperare i propri ruoli sociali e a integrarsi nella comunità in quanto trovano un contesto di accoglienza (famiglia, scuola, azienda, famiglia, vicinato,….) legato a pregiudizi, luoghi comuni, stereotipi. Da qui nasce la necessità di realizzare il progetto “SolidalMente”, nel territorio dell’Azienda ULSS n. 16 di Padova, per sostenere e potenziare le attività dei servizi diurni e residenziali come risposta alle criticità del disagio adulto legate allo stigma concernente la malattia psichiatrica ed il reinserimento sociale del malato, in vista della restituzione, allo stesso, del diritto di cittadinanza e del miglioramento della sua qualità di vita in linea con quanto affermato dalla prima Conferenza ministeriale sulla salute mentale di Helsinki.
“Territorio e natura, per educare ai legami“
Il progetto si basa sulla stretta relazione tra uomo e ambiente naturale, andando a coinvolgere entrambe le direzioni di questo rapporto. La Natura è risorsa e ricchezza per l’uomo, dall’altra parte l’uomo stesso può esserlo per la natura. Il territorio viene così inteso come qualcosa di più di un’area geografica, ovvero è l’insieme dell’ambiente e delle persone che ci vivono, delle loro attività, adattate alle caratteristiche proprie del luogo; è il risultato di un’interazione che oggi più che mai è importante andare a stimolare e mantenere.
“Non giocarti la vita”
Esistono bevitori e giocatori sociali, per i quali il bere e il gioco d’azzardo rimane un’attività di divertimento, in cui investire deliberatamente parte del proprio tempo e del proprio denaro. Per alcune persone, tuttavia, quello che sembrava un semplice vizio si trasforma in una vera e propria “schiavitù”, fino a diventare una dipendenza che porta a danni psichici, (ansia, depressione, psicosi, disturbi di personalità ecc.,) e sociali (perdita di lavoro, divorzi, violenza sui minori, incidenti stradali, infortuni sul lavoro ecc.). Il progetto si inserisce nell’ambito delle dipendenze sia alcologiche che comportamentali e ha come obiettivo quello di contrastare gli effetti personali, familiari e sociali che l’abuso di alcol ed il fenomeno del gioco d’azzardo crea. Il titolo del progetto è un messaggio chiaro: Non Giocarti la Vita perché bere e giocare d’azzardo e’ bruciare soldi, affetti, amicizie, fiducia, lavoro……e’ umiliare la propria dignità e libertà… è rimanere soli giorno dopo giorno.
“eduCARE”
L’articolo 7 della Convenzione sui diritti del fanciullo ci ricorda che il diritto alla famiglia è un diritto fondamentale per ogni individuo, perché la famiglia è contesto fondamentale per lo sviluppo di ogni bambino. Educare è però un compito che non tollera la solitudine. Per educare bisogna “essere-con”, riscoprendo il ruolo educativo della comunità, condividendo il compito educativo tra famiglie, tra famiglie e singole agenzie educative, tra agenzie educative. Questa esigenza risulta tanto più pressante, quanto più l’ambiente familiare non è idoneo per la crescita e lo sviluppo del minore. Di questo “essere con” fanno parte a pieno titolo le realtà come le comunità educative diurne e residenziali per minori, che intendono “essere-con” (con le famiglie prima di tutto, con la comunità, con le agenzie educative), nel difficile compito di educare, avere a cuore, dare una risposta ai bisogni e garanzia ai diritti dei minori in difficoltà a causa della loro condizione famigliare. La comunità educativa diurna e residenziale è, in quest’ottica, luogo fisico di convivenza, ma anche spazio non fisico di significati da recuperare, da ri-costruire, da elaborare, da vivere.